Macbeth concerto
TEATRO SETTIMO
MACBETH CONCERTO
da William Shakespeare
traduzione Laura Curino
con Laura Curino, Francesco De Francesco, Michele Di Mauro, Lucilla Giagnoni
regia Gabriele Vacis
scenofonia Roberto Tarasco
produzione Teatro Settimo
è la storia di Macbeth raccontata dalle streghe. Le streghe, le uniche creature oneste di questa sporca faccenda, le uniche sincere. Certo che sono votate al male, ma che ti aspetti dalle streghe? Che siano streghe nella loro crudele franchezza ma anche in una certa, disarmante, felicità. Le streghe sono potenti, governano la realtà e le immagini: prima ancora che gli uomini compiano le loro azioni le streghe le conoscono.
Le streghe progettano il male, i personaggi lo realizzano e lo perfezionano. E qui sta il divertimento supremo: non importa chi vince e chi perde, l’importante è che ci sia gioco, e che sia gioco ricco, pieno di colpi di scena. Giocare forte purché ci sia da divertirsi…
Rospi e salamandre alla lunga diventano noiosi: sezionare cadaveri, questo sì… Entrare direttamente nelle loro vene per ispezionare dall’interno la vita che pulsa fiele. Navigazione d’alto mare dentro a Shakespeare, dentro ai suoi personaggi affamati, rabbiosi, astuti ma precisi nelle reazioni come topi da laboratorio. Le streghe assistono dagli spalti allo spettacolo del tradimento della corruzione, del male… e incitano, tifano come hooligans, cantano vittorie e sconfitte, le raccontano al pubblico. Tutti in questa storia mentono, le streghe dicono la verità, e ci provano gusto a metterla in musica, a spiarla prima che succeda…
Passa un portinaio ubriaco. Lasciatelo stare, lui non sa niente… c’è sempre uno che, mentre arriva la fine del mondo, non si accorge di niente.
Il mondo che la mente di Macbeth partorisce è un luogo abitato dalle voci e dai corpi degli attori, che evocano gli spazi e i personaggi dei suoi incubi. Un mondo invaso da visioni, suoni, che si manifestano suo malgrado e che rivelano i suoi “desideri più segreti”.
La dimensione è simile a quella del momento in cui ci si è appena svegliati, o non ancora svegliati del tutto, da un profondo sonno notturno, quando si è avvolti dalle lenzuola, come in un grembo materno, in quella zona di transito, in quel bianco limbo del pensiero che sta tra il sonno e la veglia. è in questo spazio, che corrisponde ad un luogo della mente, che si consuma la tragedia dell’uomo: un’ascesa senza limiti, che nella realtà si consuma in pochi istanti, ma che nella “secca del tempo” in cui Macbeth si è incantato corrisponde ad una caduta senza fondo.
Debutto: Firenze, Teatro Puccini, dicembre 2001.